Spicchi di sostenibilità: la serie dedicata alla conoscenza dei rifiuti. Per fare la differenza con la differenziata

In evidenza

Redazione i404
Redazione i404
i404 racconta com'è cambiato il mondo e dove sta andando. Quello che raccontiamo è un’opportunità.
Tempo di lettura stimato: 4 minuti
Foto di Catherine Sheila da Pexels

Siamo certi di sapere cosa sia un rifiuto? E quando siamo di fronte a uno scarto, sappiamo come smaltirlo? Queste due domande d’acchito potrebbero apparire pletoriche, ma se andiamo a vedere i dati Ispra 2020 sulla raccolta differenziata fatta in Italia nel 2019, ci accorgiamo che qualcosa non va.

Intanto la differenziata supera di poco il 61% sul totale dei rifiuti urbani prodotti, mentre in base a quello che prevede la normativa ambientale avremmo già dovuto raggiungere il 65%. Questo gap è essenzialmente legato al comportamento delle aziende e delle persone. Ancora oggi molte imprese non indicano con precisione le modalità di smaltimento, mentre gli utenti ignorano elementi basilari in tema di raccolta differenziata, anche se non tutti i Comuni sono attrezzati per poterla attuare compiutamente.

La conoscenza è quindi l’arma principale per salvaguardare l’ambiente

Conoscenza del rifiuto, conoscenza delle regole, conoscenza del metodo di smaltimento utilizzato nel proprio territorio. Nasce da questo bisogno di conoscenza la nuova iniziativa di i404, che da venerdì prossimo avvierà la pubblicazione di dieci articoli nell’ambito di un percorso intitolato “Spicchi di sostenibilità”.

La classificazione dei rifiuti

Ogni italiano produce all’incirca 500 chilogrammi di rifiuti urbani all’anno, e di questi il 40% rappresenta sostanzialmente imballaggi e contenitori inutili, soprattutto di plastica. A loro volta i rifiuti si dividono in rifiuti urbani e in rifiuti speciali. A determinare la loro classificazione è il Decreto Legislativo 3 aprile 2006 numero 152, che prevede norme in tema ambientale. Di tutto il decreto, ciò che ci interessa per questo articolo è soprattutto la parte quarta, quella che prevede norme in materia di gestione dei rifiuti. Cominciamo quindi dalla classificazione dei rifiuti, divisi in urbani e speciali.

Rifiuti urbani

I rifiuti urbani sono quelli domestici (provenienti da luoghi adibiti a civile abitazione, anche ingombranti); quelli non pericolosi (provenienti da locali non adibiti ad abitazione); i rifiuti provenienti dallo spazzamento di strade e aree pubbliche; gli scarti di qualsiasi natura giacenti su strade, aree pubbliche, spiagge e rive; gli scarti vegetali provenienti da strade, parchi e cimiteri e i rifiuti da esumazioni ed estumulazioni.

Rifiuti urbani pericolosi

I rifiuti urbani pericolosi sono quelli di origine civile, ma che a causa della presenza di sostanze pericolose, non possono essere trattati come normali rifiuti urbani (ad esempio pile e medicinali scaduti).

Rifiuti speciali

I rifiuti speciali comprendono diverse tipologie di scarto: dai rifiuti derivanti dall’agricoltura a quelli derivanti dall’attività edilizia, di demolizione o di scavo; dai rifiuti di lavorazione artigianale e industriale a quelli derivanti da attività commerciale; dalla depurazione di acque reflue a macchinari e apparecchiature non funzionanti; da veicoli a motore e rimorchi al combustibile derivato dai rifiuti (CDR).

Rifiuti speciali pericolosi

I rifiuti speciali pericolosi sono quelli derivanti da attività industriale che contengono al loro interno sostanze inquinanti (una volta erano definiti “rifiuti tossico-nocivi”): raffinazione del petrolio, processi chimici, industria fotografica e metallurgica, olii esausti, solventi, produzione conciaria e tessile, impianti di trattamento dei rifiuti, ricerca medica e veterinaria.

Foto di meineresterampe da Pixabay</