Porre fine a ogni forma di povertà. Questo l’obiettivo 1 dell’Agenda 2030, sottoscritta nel 2015 dagli Stati membri delle Nazioni Unite.
Nelle zone in via di sviluppo 1 persona su 5 vive con meno di 1,25 dollari al giorno, soprattutto in Asia meridionale e in Africa subsahariana. Milioni di persone guadagnano quotidianamente una somma che non basta per vivere. 836 milioni vivono in povertà estrema.
I paesi piccoli, fragili, colpiti da guerre hanno indici di povertà più alti. Molte persone sono a rischio, perché questa condizione, oltre a non garantire le risorse necessarie per vivere in maniera sostenibile e dignitosa, ha anche altri aspetti da non sottovalutare. Fame, malnutrizione, scarso accesso all’istruzione e ai servizi di base, discriminazione, esclusione sociale e politica. E questo spinge ogni giorno più di 40mila persone a lasciare le proprie case in cerca di un’altra terra dove vivere e dove far crescere i propri figli (dati 2014).
I traguardi da raggiungere entro il 2030
Entro il 2030 l’Onu, con l’obiettivo 1 dell’Agenda 2030, si è prefissata di sradicare la povertà estrema in tutto il mondo. Riducendo la quota di uomini, donne e bambini che vivono in ogni forma di povertà e aumentando a livello nazionale sistemi di protezione sociale e misure di sicurezza.
Inoltre, si vuole garantire che tutti, soprattutto chi è più povero e vulnerabile, possa avere eguale accesso alle risorse economiche, ai servizi di base, alle risorse naturali, alle nuove tecnologie, ai servizi finanziari, come la microfinanza.
C’è bisogno di rinforzare la resilienza di chi si trova in condizione di povertà e vulnerabilità, riducendo anche l’esposizione a eventi climatici estremi, catastrofi, shock economici, ambientali e sociali. Garantendo, anche tramite la cooperazione allo sviluppo, una mobilitazione di risorse che possa fornire ai paesi in via di sviluppo mezzi adeguati e sicuri.
Infine, non dobbiamo dimenticare che è fondamentale creare solidi sistemi di politiche a livello nazionale, regionale e internazionale, che si basino su strategie di sviluppo al fine di accelerare la lotta alla povertà.
Francesco Barone, videointervista al professore missionario che lotta contro la povertà
Parlare di povertà con chi l’ha toccata con mano nel corso delle sue numerose missioni umanitarie in Africa. Per capire se gli obiettivi stabiliti dall’Onu aiuteranno a risolvere il problema e, soprattutto, se siamo ancora in tempo per mantenere le promesse fatte con l’Agenda 2030.
Il professor Francesco Barone è docente presso il dipartimento di Scienze umane dell’università de L’Aquila. Ha partecipato a più di 50 missioni umanitarie in Africa. Nel continente nero ha anche conosciuto il dottore e attivista congolese Denis Mukwege, premio Nobel per la pace nel 2018, di cui oggi è portavoce del suo messaggio di pace.
Il direttore responsabile di i404 Luigi Di Fonzo ha intervistato il professor Barone, per parlare anche di povertà. In un momento storico delicato per tutto il mondo.
Una definizione umana di povertà
Francesco Barone sottolinea quanto l’Agenda 2030 sia fondamentale perché mette in evidenza l’importanza di agire insieme per risolvere alcuni problemi legati a povertà, ambiente ed economia.
Dare una definizione di povertà non è facile. Il professore l’ha vissuta in tante missioni umanitarie. E ha toccato con mano la situazione di molte persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. Non hanno soldi, non hanno cibo, non hanno acqua, non hanno medicine, non possono accedere all’istruzione di base. Sono milioni di persone in tutto il mondo. Spesso dimenticate.
800 milioni di poveri. Il 40% dei quali vive in Africa. Ma sono molti i paesi del mondo che, soprattutto alla luce della recente pandemia, stanno affrontando situazioni di povertà.
Francesco Barone, nel suo intervento per il progetto di i404 dedicato agli obiettivi dell’Agenda 2030, affronta temi che sono oggi più che mai urgenti: distribuzione delle ricchezze, sfruttamento delle risorse e tutti quei fattori che non permettono di garantire un futuro a milioni di persone nel mondo. Bisogna trovare soluzioni insieme. Non si può pensare di agire separatamente. E l’Agenda 2030 rappresenta proprio questo: un’unione di intenti da rendere concreta. Il prima possibile.
Bisogna intervenire e far sì che l’Agenda 2030 non resti solo una dichiarazione di intenti e un buon proposito da parte dei governi internazionali.
Il 2030 è vicino. Di giustizia sociale se ne parla da anni. Servono azioni concrete, per non rendere tutto vano. Altrimenti sarà stato tutto inutile.
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