È Plinio il Vecchio, nella sua “Naturalis Historia”, a raccontare la nascita del vetro. Lo scrittore naturalista e governatore romano affermò che l’invenzione del vetro sarebbe avvenuta casualmente nel I secolo avanti Cristo, quando alcuni mercanti approdati sulla costa fenicia, per accendere il fuoco, utilizzarono blocchi di soda naturale che facevano parte del carico della nave. La soda, a contatto con la sabbia silicea e il calore del fuoco, creò il vetro fuso. Il componente principale del vetro è infatti la silice, composto formato da silicio e ossigeno.
I pro e i contro di un prodotto naturale
L’origine naturale della sua scoperta, verità o leggenda che sia, aiuta comunque a comprenderne l’importanza. Il vetro ha un basso impatto sull’ambiente e, se riciclato, permette di contenere le emissioni di gas serra. Ma anche di risparmiare energia e di ridurre al minimo il ricorso alle materie prime, sia di natura estrattiva (minerali da cava, come sabbia o carbonati) che chimica (soda).
A determinare il tramonto dell’uso delle bottiglie di vetro, a partire dagli anni Sessanta, sono stati i prodotti come il tetrapak e la plastica. Il tetrapak utilizzato inizialmente come contenitore di latte e succhi di frutta, la plastica soprattutto per acque minerali e bevande gassate. Al contrario del vetro, pesante e pericoloso (quando si frantuma crea numerose schegge), la plastica risulta maneggevole, resistente agli urti e adattabile alle esigenze del design.
Bottiglia di vetro insostituibile per vino o champagne
Sono stati necessari più di venti anni per capire quanto fosse delicata per la salute l’accoppiata plastica-alimentazione. E quante controindicazioni ci sono nel bere l’acqua minerale conservata nella bottiglia di plastica.
Il vetro invece è un materiale di alta qualità che conserva le caratteristiche tipiche di un liquido, come il sapore e l’effervescenza. Ed è più sicuro dal punto di vista salutare, in quanto non lascia depositare i cristalli in esso contenuti. Non a caso per le bevande più importanti come champagne e vino, la bottiglia di vetro non è mai stata sostituita.
Un tempo esisteva il “vuoto a rendere“, quando si poteva restituire la bottiglia di vetro. E ciò comportava uno sconto sul prezzo di acqua, birra, gazzosa o vino. Sono pochi i negozi e i supermercati che attualmente favoriscono lo scambio delle bottiglie di vetro. L’abbandono di certe tradizioni che “costringevano” le famiglie a conservare le bottiglie di vetro, come quella di preparare la passata di pomodoro in casa, ha oltremodo favorito l’acquisto delle bevande in bottiglie di plastica.
Sette anni di disgrazia? Meglio non inquinare
Tanti anni fa, quando si rompeva uno specchio in casa, per scongiurare la malasorte si raccoglieva ogni più piccolo frammento del vetro andato in frantumi. Il tutto andava immediatamente gettato nel corso d’acqua più vicino, fiume o torrente che fosse, altrimenti chi viveva in quella casa avrebbe trascorso sette anni di disgrazie. Se poi lo specchio si rompeva vicino alla foto di una persona viva, la superstizione era ancora più esplicita: quella persona sarebbe morta di lì a poco.
Per fortuna gli specchi che si rompono oggi finiscono nella raccolta indifferenziata, perché consistono in una lastra di vetro su un lato del quale viene deposto, per elettrolisi, un sottile strato di argento o alluminio. Questo strato viene a sua volta ricoperto da una vernice protettiva. In ogni caso si tratta di metalli e prodotti chimici che, se gettati in un corso d’acqua, andrebbero a peggiorare la situazione. Se siete scaramantici quindi meglio pazientare per sette anni, piuttosto che inquinare!