I videogiochi insegnano l’inclusione. Anche quando si parla di diversità e malattie incurabili

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Patrizia Chimera
Patrizia Chimera
Giornalista pubblicista di attualità e lifestyle. Spirito zen, curiosità innata, ama sempre mettere tutto in discussione
Tempo di lettura stimato: 3 minuti
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Foto di Maurygraf da Pixabay

I videogiochi non sono solo un passatempo. E nemmeno una perdita di tempo come crede qualcuno. Ci sono games che possono aiutare e che possono diventare fonte di ispirazione e possibilità di confrontarsi con realtà che non si conoscono. I videogiochi insegnano anche l’inclusione, per poter affrontare tematiche come la diversità o le malattie, in particolare quelle incurabili.

Videogiochi e inclusione, un progetto da diffondere tra i giovanissimi

Fondazione Maruzza ha presentato, in occasione del Convegno Nazionale della SICP – Società Italiana di Cure Palliative, in corso a Rimini dal 18 al 20 novembre, un videogioco destinato ai ragazzi con età compresa tra i 14 e i 18 anni. Uno strumento innovativo e tecnologico utile a sensibilizzare i giovani e i giovanissimi su temi come la diversità, le malattie inguaribili, le cure palliative pediatriche.

L’applied game si chiama DARE e parla dell’amicizia tra due adolescenti, che si chiamano Zeno e Violetta. Teenager che devono combattere contro i pregiudizi che ancora aleggiano intorno alla disabilità e alle patologie dalle quali non si può guarire, dovendo fare i conti con emozioni che spesso è difficile gestire.

Al momento il videogioco di Fondazione Maruzza è disponibile in maniera del tutto gratuita su Android, semplicemente scaricandolo dal Google Play. Ma potrebbe preso diventare uno strumento utile per poter affrontare anche con i più giovani di temi che spesso si preferisce ignorare, non ritenendo i ragazzi in grado di comprenderne ogni aspetto. Quando invece proprio loro possono stupirci, abbracciando le diversità e trasformandole in punti di partenza per crescere insieme, al di là di stereotipi e pregiudizi ancora duri a morire.

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Photo by Pawel Kadysz on Unsplash

Un gioco per parlare di inclusione e diversità

Sviluppato da WISDOM Studio Srl insieme a Fondazione Maruzza Onlus e ai partner del progetto, lo scopo del videogame è cercare di avvicinare i più giovani al tema, per parlare delle emozioni che potrebbero provare nell’incontrare una persona gravemente malata. Curiosità, paura, imbarazzo, disorientamento, così da stimolare poi una riflessione e incentivare un dibattito.
Ogni giocatore si mette nei panni di un ragazzo che si trova in ospedale per un incidente. Durante la notte conosce una ragazza che invece è ricoverata nel reparto di neurologia pediatrica. Vuole raggiungere il distributore automatico per prendere dei dolci, ma deve sfuggire alle infermiere che fanno il turno di notte.

Il videogioco presenta diversi gradi di difficoltà e l’obiettivo finale è quello di combattere l’avatar del pregiudizio.

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