Son tutte belle le nonne del mondo. E ci insegnano cosa significa l’accoglienza

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Patrizia Chimera
Patrizia Chimera
Giornalista pubblicista di attualità e lifestyle. Spirito zen, curiosità innata, ama sempre mettere tutto in discussione
Tempo di lettura stimato: 3 minuti

Dici nonni e subito ti vengono in mente ricordi piacevoli dell’infanzia, se hai avuto la fortuna di crescere con accanto una figura famigliare che è molto di più.
Custodi di saggezza, cultura, storia. Babysitter preferiti dai nipoti, così come dai genitori che possono lavorare senza troppi sensi di colpa. Fonte inesauribile di storie, racconti, aneddoti, che vengono serbati nel cuore.

A casa dei nonni la porta è sempre aperta. Rari i casi in cui rifiutano di assumersi questo ruolo fondamentale per la società moderna, come lo è stato nel passato, nelle famiglie numerose che vivevano tutte insieme sotto lo stesso tetto.
Ed è aperta non solo per i nipoti di sangue. Ma per tutti quei bambini che hanno bisogno di essere tenuti in braccio da un nonno. Da qualunque parte del mondo provengano.

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Photo by Guille Álvarez on Unsplash

Le nonne italiane di Campoli del Monte Taburno.

Nell’estate del 2019 aveva fatto il giro del web e delle bacheche di Facebook una foto semplicemente straordinaria. Che ci insegna che un’altra Italia è possibile, in un periodo storico non proprio piacevole da affrontare quanto ad accoglienza.
Nel gruppo Sei di Campoli se, infatti, era stata pubblicata l’immagine di tre donne anziane, tre nonne, con in braccio altrettanti bambini. Niente di eccezionale, penserai. Quei piccoli, però, non erano i loro nipotini. Ma i figli di alcuni migranti ospitati in un centro di accoglienza che si trova nella città in provincia di Benevento.

Un gesto d’amore semplice, puro e genuino. Come quello di una nonna che si prende cura dei suoi nipotini, mentre i genitori sono al lavoro o impegnati in altre faccende. Sedute tutte e tre vicino, mentre cullano questi piccoli.
E le immaginiamo mentre raccontano loro storie e racconti, fantasiosi o di vita vissuta. La loro, che di esperienza alle spalle ne hanno.
E immaginiamo anche i bambini che pendono dalle loro labbra, sentendosi sicuri, protetti e amati. Magari imparando anche la lingua italiana prima di andare a scuola.

Anche Sandro Ruotolo, giornalista televisivo, ha condiviso un’immagine che vale più di mille parole.

Zia Nicolina, zia Vincenza, zia Maria, come vengono chiamate nel gruppo, sono sedute su una panchina, probabilmente nella piazza del paese. E da quella panchina ci insegnano cosa significano parole come accoglienza, inclusione e integrazione. Oltre che amore e umanità.
C’è anche chi ricorda quando più di 30 anni fa sedeva su quelle stesse gambe, scaldato da quegli stessi sorrisi e amato da quei cuori che non chiudono porte o porti. Ma accolgono.
Come hanno fatto alcune mamme in Sicilia, che si sono offerte come babysitter per la figlia di una donna ambulante in spiaggia e la cui storia ha fatto il giro di Facebook.