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Quando si parla di alimentazione spesso è facile cadere in luoghi comuni o considerare come oro colato proclami e notizie che in realtà andrebbero approfonditi un po’ meglio. Come ci ricorda il WWF, che in un momento storico non facile tra pandemia, guerra in Ucraina e crisi climatica ha deciso di parlare di sicurezza alimentare. E di 10 falsi miti che purtroppo spesso circondano il mondo del food.
Secondo quanto affermato dall’associazione in difesa dell’ambiente e degli animali, non viviamo in un periodo in cui la produzione alimentare è messa a dura prova. Per la popolazione mondiale ci sarebbe cibo a sufficienza. Ma il condizionale è d’obbligo. Perché la verità è che viene gestita male e i rischi, almeno nel nostro paese, non devono essere ricercati sotto le bombe, ma in quelle bolle speculative che purtroppo condizionano i mercati. Senza dimenticare, non dobbiamo mai farlo, che la crisi climatica non è sparita magicamente. L’emergenza è ancora in corso e questa mette davvero a rischio il sistema agricolo anche nostro paese.
Sicurezza alimentare e falsi miti, 10 domande e 10 risposte
Di sicurezza alimentare non si parla mai abbastanza. Da quando però è scoppiata la guerra, improvvisamente siamo stati bombardati di notizie riguardanti, ad esempio, la carenza di grano, provocata proprio dal conflitto, visto che il paese dell’Est sarebbe il maggiore esportatore.
Quello che non si è detto, però, è che sul tema della produzione alimentare i fattori di rischio sono molti altri. A partire dai modelli di produzione agricoli intensivi e regole non ancora chiare, che potrebbero essere cancellate con un colpo di spugna, rendendo meno valide le decisioni prese di recente dalla Politica Agricola Comune e dal Green Deal europeo, volti a portare più sostenibilità e sicurezza nel settore (non senza qualche polemica e qualche dubbi sulla reale efficacia di tali misure).
C’è chi è arrivato a chiedere di eliminare il divieto di uso di pesticidi in aree di interesse ecologico e dell’uso dei terreni a riposo. Richieste che oggi appaiono insensate e pericolose, perché così si rischia di vanificare tutti i tentativi di proteggere la biodiversità e l’ambiente. Per questo il WWF ha stilato un decalogo con le 10 domande più comuni sul tema a cui ha dato una risposta. Risposte dalle quali si capisce che la guerra in Ucraina non è così impattante sul nostro sistema produttivo agroalimentare. Le colpe sono da trovare altrove per l’associazione.
La guerra in Ucraina ha messo in crisi il sistema agroalimentare italiano
Il WWF sostiene che questa tesi sia del tutto infondata. Le conseguenze del conflitto riguardano solo alcune materie prime che importiamo dall’Ucraina, come mais e olio di girasole (che si può sostituire con altro olio vegetale). Il settore più a rischio potrebbe essere quello zootecnico, che ha bisogno di molto mais per i mangimi destinati agli animali. Mais che in Italia non si produce più per la filiera zootecnica a causa del basso costo sul mercato. In questo modo abbiamo perso la nostra autosufficienza, ridotta del 50% in un decennio.
Carenza di grano e cereali per colpa della guerra
Il WWF sottolinea che le aziende agroalimentari italiane importano solo il 5% del proprio fabbisogno dal paese in guerra. Si può attingere alla produzione europea di frumento, che al momento supera la domanda interna. Il costo di grano duro e grano tenero ha iniziato a salire ben prima dell’invasione russa. E molti esperti sottolineano che gli incrementi sono stati provocati da speculazioni finanziarie e da una riduzione della produzione in Canada a causa della siccità. Anche in Italia le poche piogge cadute da inizio anno potrebbero mettere a rischio i raccolti. Il cambiamento climatico ha effetti devastanti in tal senso, nel breve e nel lungo periodo.
Le speculazioni finanziarie condizionano la produzione di materie prime agroalimentari
Per il WWF sono una delle possibili cause della crisi del settore agroalimentare. Crisi provocata anche dall’aumento del costo delle materie prime, dei carburanti, dei fertilizzanti chimici di sintesi. Le bolle speculative si creano si seguono le transazioni legate ai titoli finanziarie e non le tendenze reali della produzione agricola: da qui una tendenza al rialzo dei prezzi che si ripercuote su tutta la filiera, fino al consumatore finale.
Le lobby dell’agricoltura convenzionale strumentalizzano la crisi ucraina
Il WWF sottolinea che “le Associazioni agricole a livello europeo e nazionale stanno utilizzando le difficoltà collegate alla guerra in Ucraina, amplificandole, senza vere motivazioni oggettive sostenute da dati che di mostrino il rischio di una reale crisi alimentare nel nostro Paese e in Europa“. E spingono per eliminare o rivedere norme ambientali utili per preservare l’ambiente, prendendo la guerra in Ucraina come pretesto, anche se i tentativi vanno avanti dal 20 maggio 2020 data di presentazione di tali strategie.
Ridare spazio alla natura nelle aziende agricole
Il settore è quello che maggiormente dipende dai benefici che la natura concede all’umanità. Il suolo, l’acqua, il clima, l’impollinazione sono solo alcuni degli aspetti, legati alla biodiversità, fondamentali per l’agricoltura. Le aree dedicate nelle aziende sono zone utili a mantenere intatti ecosistemi che diventano indispensabili per il settore stesso.
Il cambiamento climatico influenza le produzioni agricole
La siccità riduce i raccolti e aumenta costi di produzione e quindi costi finali. Gli eventi meteo estremi impattano sulle colture in campo. Le ondate di calore mettono a rischio non solo la salute umana, ma anche gli ecosistemi, danneggiando, con temperature troppo calde, la produzione agricola. E c’è ancora chi nega che i cambiamenti climatici siano un problema da risolvere con urgenza.
Consumare meno carne può aiutare il settore agroalimentare
Anche l’Onu ci chiede di consumare meno carne, per risparmiare suolo che potrebbe essere destinato ad altro. Il 70% della superficie agricola in Europa è proprio destinata a produrre mangimi per gli animali, per allevamenti intensivi che sono un danno per il pianeta. Senza considerare, poi, il problema della deforestazione e della distruzione di ecosistemi per far spazio a tali colture e le emissioni di gas climalteranti prodotte dalla zootecnia.
Intensificare le produzioni per aumentare la sicurezza alimentare
Per il WWF si tratta di un falso mito, perché l’agricoltura intensiva si basa su prodotti chimici utilizzati per massimizzare i profitti, promettendo di sfamare il mondo mettendo a rischio però i sistemi naturali. E poi è un tipo di produzione che dipende troppo dalle fonti energetiche fossili. Un problema in uno degli ingranaggi ha ripercussioni su tutta la filiera, non garantendo un prezzo giusto per garantire l’accesso equo alle fonti alimentari.
Le soluzioni utili dell’agroecologia
L’agroecologia è la scienza che segue i principi dell’ecologia per mettere in piedi sistemi agroalimentari sostenibili. Principi che si possono usare anche in tutti gli altri settori dell’universo food, per abbracciare stili di produzione e di consumo più green.
Le filiere corte potrebbero essere la soluzione
Il rapporto diretto a km 0 tra agricoltori e consumatori garantisce maggiori margini economici, un controllo più capillare, una risposta precisa alla reale domanda locale, evitando anche sprechi.