Le acque dei nostri mari sono altamente inquinate. La causa maggiore sono i rifiuti plastici, che dai fiumi, dalle spiagge e da altre fonti raggiungono mari e oceani di tutto il mondo. Il fenomeno è in crescita e si stima che tra pochi decenni nel mare ci saranno più pezzi di plastica o di microplastica che animali marini. Come risolvere il problema? Se ridurre gli scarti di questo tipo e fare un corretto smaltimento degli stessi è fondamentale, dalla tecnologia arriva un aiuto in più. Ecco i pesci mangia plastica, dei robot in grado di ripulire gli ambienti acquatici senza interferire troppo con la vita sott’acqua.
A cosa servono i pesciolini robot mangia plastica?
I pesciolini robot mangia plastica sono stati ideati da un gruppo di ricercatori guidati dalla cinese Sichuan University. Lo studio del team di ricercatori scientifici, pubblicato sulla rivista Nano Letters della Società Americana di Chimica (Acs), spiega che il loro utilizzo potrebbe essere importante per monitorare la presenza di microplastiche e altri inquinanti in fiumi, mari, oceani.
Il loro compito, però, è anche un altro. Potendo raggiungere anche gli ambienti più difficoltosi per altri sistemi di filtraggio, visto che sono molto piccoli, possono ripulire anche in profondità i mari e gli oceani da ogni residuo plastico presente.
Come funzionano i pesci mangia plastica?
I pesciolini sono molto piccoli e si attivano attraverso la luce, con impulsi laser. I ricercatori li hanno realizzati con un materiale resistente che si ispira alla madreperla delle conchiglie. Durano nel tempo e sono anche molto flessibili, così da adattarsi bene a ogni ambiente. Le dimensioni ridotte permettono loro di insinuarsi in ogni fessura sui fondali per poter “stanare” anche le microplastiche più difficili da raggiungere.
Inoltre, i pesci robot realizzati dal team di ricerca cinese sono in grado di raggiungere la stessa velocità del fitoplancton attivo che si trova nell’acqua. Così da muoversi in modo agevole in ogni ambiente acquatico, anche il più difficoltoso per altri strumenti finora messi a punto.
Un materiale rivoluzionario per rendere i pesciolini più flessibili
Fino a oggi i robot morbidi impiegati per questo utilizzi avevano dato molti problemi. I materiali usati erano idrogel o similari, che in acqua non duravano a lungo.
I ricercatori del team guidato da Xinxing Zhang ha messo a punto un altro materiale che, come detto in precedenza, si ispira alla madreperla delle conchiglie.
Tramite nanofogli costruiti attraverso la ciclodestrina, un tipo di zucchero, e il grafene, con alte concentrazioni di miscela di lattice poliuretanico, hanno messo a punto un materiale di costruzione che permette di creare questi piccoli pesciolini lunghi 15 millimetri, che possono assorbire le microplastiche. E potarle altrove, liberando i mari da questi scarti pericolosi.
Il materiale è rivoluzionario, dal momento che può ripararsi in modo autonomo nel caso di dovesse danneggiare. E mantiene sempre lo stesso potere filtrante, per assorbire gli inquinanti.
Dalla tecnologia una risposta all’inquinamento dei mari?
Se i pesci robot possono essere una soluzione per liberare mari, oceani e fiumi dall’incubo della plastica e delle microplastiche, è a monte che bisogna lavorare, per evitare che questi rifiuti finiscano in questi luoghi. Certo nel breve termine si tratta di un’innovazione utile e pratica per poter correre ai ripari. Ma i problemi vanno affrontati alla fonte, con un cambio radicale di sistema che impedisca alla plastica di arrivare in mare.