L’intelligenza artificiale contro le discriminazioni nella moda

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Patrizia Chimera
Patrizia Chimera
Giornalista pubblicista di attualità e lifestyle. Spirito zen, curiosità innata, ama sempre mettere tutto in discussione
Tempo di lettura stimato: 3 minuti

L'intelligenza artificiale contro le discriminazioni nella moda

Come può l’intelligenza artificiale cancellare le discriminazioni nella moda? L’industria fashion non è tutta luccichini e paillettes, tanti i lati oscuri di un mondo nel quale spesso si discrimina, per tantissimi motivi, a partire dal colore della pelle. Per cercare di evitare che situazioni di questo tipo possano manifestarsi ancora, è nata un’applicazione davvero molto particolare, di cui ti vogliamo parlare oggi. Sfrutta l’intelligenza artificiale per combattere le disuguaglianze e le discriminazioni in passerella.

Il progetto HeartH vuole favorire l’inclusione nel mondo della moda. L’idea è nata per volontà di due realtà, African Fashion Gate e LABoratorio d’Impresa 5.0 che, insieme al progetto, hanno presentato anche l’app HH per denunciare il razzismo nel mondo dell’industria fashion.

Il progetto di intelligenza artificiale contro le discriminazioni nella moda

African Fashion Gate e LABoratorio d’Impresa 5.0 sono i fautori del progetto HeartH a favore dell’inclusione nel mondo della moda.

Nicola Paparusso è il fondatore di African Fashion Gate APS ETS e del premio La Moda Veste la Pace. Premio che, nel corso degli anni, è stato consegnato nelle mani dei più importanti stilisti internazionali, da Giorgio Armani a Vivienne Westwood, passando per Valentino Garavani. Da sempre è impegnato in iniziative culturali e azioni per combattere razzismo, emarginazione, discriminazion, esclusione, disuguaglanze nell’industria fashion.

Nicola Paparusso, per questo nuovo progetto, ha deciso di “stringere un’alleanza” con LABoratorio d’Impresa 5.0, società benefit nota anche come John Bosco LAB. Il gruppo si occupa di valorizzare la creatività progettuale e la cultura di impresa, per far dialogare professionisti, imprenditori e aziende, dando le competenze a giovani talenti per stimolare le loro capacità e le loro idee.

Da questa partnership sono nati progetto HeartH e l’App HH.

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Photo by Inspirationfeed on Unsplash

Cos’è il progetto HeartH

HeartH è il progetto operativo da autunno 2023, che si occuperà anche di Data Processing per l’analisi delle segnalazioni di discriminazione. Verranno poi realizzati report e statistiche sul tema, che saranno periodicamente inviati ad istituzioni nazionali ed europee, oltre che ai media e al mondo accademico. In questo modo si potranno avere dati chiari e unici per quello che riguarda le discriminazioni sulle passerelle. Sarà più facile mettere in piedi strategie e piani di intervento per recuperare il disagio sociale provocato da azioni discriminatorie.
Sarà un modo per avere sempre una fotografia precisa e aggiornata del fenomeno. E si potrà utilizzare per monitorare la problematica in ogni fase della produzione tessile, su tutta la filiera, non solo nelle “aree più evidenti” e sotto l’occhio di tutti.

Nicola Paparusso spiega: “Lo studio dei fenomeni discriminatori in genere, ed in particolare nel mondo della moda, è da sempre l’obiettivo principe di African Fashion Gate. È una sfida non solo per noi, ma anche per la statistica ufficiale date le dimensioni e la complessità del tema. AFG ha realizzato nel tempo numerose indagini per rendere visibili questi fenomeni e per studiare le diverse espressioni dei processi di discriminazione utilizzando differenti strumenti metodologici. HeartH, innovazione unica nel suo genere per la lotta alle discriminazioni, è il frutto della sensibilità e del talento di due ragazzi cresciuti in un oratorio salesiano di Verona e guidati da una struttura con la quale collaborano. HeartH si avvale quindi dell’Intelligenza Artificiale, ma anche di un cuore umano”.

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Come funziona l’App HH

Oltre al progetto, è stata realizzata anche un’applicazione. L’app HH è uno strumento utile per raccogliere tutte le segnalazioni di atti discriminatori di qualunque tipo. Si può usare su smartphone o sul web. L’applicazione è dotata anche di tecniche di chatbot che si basano sull’intelligenza artificiale. A realizzarla sono stati dei ragazzi poco più che ventenni che collaborano con il LABoratorio d’Impresa 5.0.

Barbara Bianconi, responsabile del LABoratorio d’Impresa 5.0, spiega: “Il tema dell’inclusione sociale per realizzare una cittadinanza responsabile è da sempre uno dei focus del Sistema Educativo Preventivo che guarda al rapporto tra l’impatto educativo offerto ai giovani e il suo riflesso per il bene della società. In John Bosco LAB ci impegniamo affinché tale Sistema trovi significati aggiornati con i nostri tempi: siamo infatti convinti che i percorsi lungo i quali trovare le forme di contrasto ai fenomeni di esclusione, discriminazione e razzismo debbano partire da un modello che sia inclusivo verso i giovani e li renda protagonisti. Come immaginavamo, i ragazzi hanno accettato con entusiasmo la sfida proposta da Nicola Paparusso, sapendo di poter contare su tutta la struttura del LABoratorio d’Impresa John Bosco, e siamo davvero orgogliosi del risultato raggiunto“.

Uno strumento utile per tenere sotto stretto monitoraggio un fenomeno che non è più tollerabile. E non solo quando si parla dell’industria della moda. Tutti dovremmo avere pari opportunità e non essere mai discriminati, per nessuna ragione al mondo. I dati registrati e i gesti discriminatori segnalati dovranno servire per porre rimedio. E fare in modo che nessuna persona si senta mai, in nessun caso, discriminata.