Siccità in Italia, 12 anni fa la scienza aveva previsto l’attuale crisi idrica

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Redazione i404
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Siccità in Italia
Foto di Pawel Czerwinski su Unsplash

La siccità in Italia ha raggiunto livelli inimmaginabili. Così come in tante altre zone del mondo. In realtà c’era chi con largo anticipo aveva previsto una situazione del genere, ma la sua voce è rimasta inascoltata. Già 12 anni fa, infatti, la scienza aveva previsto l’attuale crisi idrica che sta mettendo in ginocchio molti settori fondamentali per l’economia de nostro paese. Senza dimenticare i risvolti ambientali di una conseguenza dei cambiamenti climatici che non possiamo più sottovalutare.

Siccità in Italia: il paese gestisce male le risorse idriche

La situazione è delicata. L’Ispra (Istituto per la protezione e ricerca ambientale) ha sottolineato che nel nostro paese siamo a rischio per quello che riguarda la siccità e l’inaridimento del suolo. Le zone che potrebbero essere maggiormente interessate dal fenomeno sono quelle del Sud, ma anche Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna.
Puglia, Sicilia e Sardegna sono le zone del bel paese che per prime hanno dovuto affrontare il problema siccità, con tutte le conseguenze su settori strategici per la nostra economia come l’agricoltura.

L’Italia non sa gestire l’acqua. Siamo ai primi posti per consumo pro capite (più di 236 litri per abitante quotidianamente nei capoluoghi e Città metropolitane nel 2020, mentre la media europea è di circa 125 litri). La rete che usiamo per portare l’acqua nelle nostre case è un disastro (più di un terzo dell’acqua viene sprecata – un miliardo di metri cubi all’anno e di 2,5 milioni di metri cubi al giorno).

desertificazione
Foto de Markus Spiske en Unsplash

12 anni fa le parole di avvertimento di Legambiente

Sono passati 12 anni da quando Legambiente parlava del fenomeno della desertificazione. Era il 2010 è l’associazione avevano avvertito di una situazione potenzialmente pericolosa. “Negli ultimi vent’anni in Italia si è triplicato l’inaridimento del suolo e si stima che il 27% del territorio nazionale rischia di trasformarsi in deserto”.
Nel 2012, invece, era stata la Coldiretti a elaborare la prima mappa della sete delle regioni italiane, con un quadro che era stato definito tragico.
5 anni dopo, nel 2017, il Friuli Venezia Giulia parlava già di sofferenza idrica.

Da più di due secoli, in Italia non ha mai piovuto così poco. I sintomi di una sofferenza erano sotto gli occhi di tutti, ma nessuno ha agito in tempo. E oggi ne paghiamo le conseguenze.

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Foto de YODA Adaman en Unsplash

I fondi del PNRR saranno usati solo nel 2026

Se sono molti i progetti del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che hanno destinato alla rete idrica nazionale 900 milioni di euro, non si partirà prima del 2026. Quando potrebbe essere troppo tardi. Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, spiega: «La vera sfida è trattenere quegli 800 millimetri di acqua che cadono in media ogni anno in Italia visto che oggi riusciamo a farlo solamente per l’11%».
L’esperto parla di realizzare una rete di piccoli laghetti integrati nel territorio. Il Piano Laghetti sarebbe una rispostata ai cambiamenti climatici, anche per la produzione di energia con pannelli solari galleggianti e altre soluzioni. Ma se alla base non c’è una manutenzione straordinaria degli invasi esistenti e interrati e non si terminano le 31 opere idrauliche esistente, si potrà fare ben poco per cambiare i dati prima descritti.