I jack maschio e femmina sono politicamente scorretti?

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Patrizia Chimera
Patrizia Chimera
Giornalista pubblicista di attualità e lifestyle. Spirito zen, curiosità innata, ama sempre mettere tutto in discussione
Tempo di lettura stimato: 2 minuti
cavi jack
Photo by Sergio Capuzzimati on Unsplash

Abbiamo bisogno di un linguaggio inclusivo, che non faccia discriminazioni e permetta a tutti di sentirsi correttamente rappresentati. Quando si parla e quando si scrive. In questi giorni fa discutere la scelta della compagnia aerea Lufthansa di rivolgersi in modo neutro negli annunci in volo, abolendo il tradizionale saluto «Signore e signori benvenuti a bordo» per optare per formule meno discriminatorie. Sull’onda di queste scelte fa discutere un altro appello lanciato, per cambiare i nomi ai cavi jack maschio e femmina, considerati da alcuni politicamente scorretti.

Cavi jack maschio e femmina, perché il nome potrebbe essere un problema

Tutto è iniziato quando l’associazione americana di produttori di materiale audio (PAMA) ha deciso di esternare un proprio legittimo pensiero. L’ente vorrebbe superare i problemi di linguaggio e termini ormai obsoleti, che, a loro dire, avrebbero bisogno di essere aggiornati. Come i cavi jack, dei comuni connettori elettrici usati per veicolare soprattutto segnali audio a bassa tensione. Un’invenzione del XIX secolo che all’epoca era sfruttata per i centralini telefonici. Si tratta di uno dei più vecchi connettori elettrici che ancora usiamo.

Dove sta il problema? Il fatto è che sin dalla sua creazione per descrivere i due diversi cavi si usano il termine jack maschio e jack femmina. Il primo ha una forma cilindrica, con una serie di contatti da 2 a 5. Mentre il secondo, dove il primo va inserito, ha un foro con diametro di poco superiore a quello del maschio, all’interno del quale ci sono i contatti per far funzionare il sistema audio.
Secondo gli esperti del PAMA non si tratta di un linguaggio neutro, di una terminologia inclusiva e andrebbe cambiata. Il riferimento è alla fisicità e al corpo umano, ovviamente.

jack maschio e femmina politicamente scorretti
Foto di Arek Socha da Pixabay

A rischio l’inclusione con termini obsoleti

Questa la posizione dell’associazione a stelle e strisce, dopo un sondaggio condotto tra i dipendenti che lavorano per le aziende che aderiscono alla PAMA. Per loro l’inclusione passa anche l’uso di termini più appropriati e meno discriminanti come quelli che si usano adesso.
PAMA ha reso noto che cercherà di affrontare «problemi di linguaggio e terminologia obsoleti, identificati come sempre più scoraggianti rispetto allo spirito di inclusione».

Karam Kaul, presidente del consiglio di amministrazione dell’associazione e membro del comitato per l’inclusione, ha spiegato che il comunicato reso noto voleva essere un modo per riflettere sulla questione, al fine di valutare una «implementazione di una terminologia unificata in tutto il settore, nello spirito di inclusività e coerenza. È una questione di vicendevole rispetto».
Per l’associazione si tratta di una questione di rispetto, tanto che è stato anche creato un elenco aperto con nuove parole che potrebbero essere usate nell’industria audio. Tutti possono collaborare a creare un linguaggio più neutro nel settore.