Roma, 20 novembre 2018.
È una giornata piovosa. Sono le prime luci dell’alba.
I bambini dormono beati nelle villette nel borghetto del Quadraro, zona a sud est di Roma: la sveglia per loro è ancora lontana.
Ma un frastuono, i genitori che urlano, 600 agenti della polizia che irrompono. Le sequenze si fanno veloci, le panoramiche a schiaffo, le inquadrature inclinate.
Spintoni, urla, minacce dominano la scena.
“È tornato Mussolini… I criminali siete voi“, protestano alcuni degli abitanti delle villette dei Casamonica, “Io ho un bambino di sette mesi“, incalza un uomo, “che fate, aiutate gli stranieri e noi italiani no?“, grida un altro.
La camera si sposta. Dalla scena dello sgombero delle 8 ville, alle dichiarazioni trionfanti. Arrivano le inquadrature a mezza figura: prima sulla sindaca di Roma, Virginia Raggi: “Quelle villette erano diventate il simbolo dell’illegalità e dell’impotenza di fronte alla malavita. Abbiamo cancellato soprattutto questo”. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “A Roma non mi fermo fino a quando non avremo abbattuto l’ultima villa di questi stramaledetti, la pacchia è finita“.
Destino diverso ha invece avuto la villa di Scarface, reggia bunker di Walter Schiavone, fratello di Francesco Sandokan Schiavone.
Il boss, appassionato di cinema, voleva sentirsi come uno di quei protagonisti che ammirava allo schermo, tanto da dare al suo architetto la videocassetta di una pellicola di Brian di Palma dicendogli: “La voglio così”. Et voilà, apri la porta e ti traghetti nell’ingresso di casa di Tony Montana, guarda caso un gangster ossessionato dal potere: “Quando il mio corpo sarà cenere il mio nome sarà leggenda”. Lo scenario è Caserta, in quel di Casal di Principe.
Ma il film dura poco. La villa di Hollywood viene confiscata dallo stato (1998) e Schiavone ordina ai suoi: “Bruciate tutto” (2001). Ma la casa non si fa cenere e diventa un centro riabilitativo per la salute mentale (2017).
Scacco matto al re.
Narcisisti, vanitosi, esaltati. Questo l’identikit dell’odierno boss.
Che sì, l’onore è la prima cosa e il rispetto si paga a suon di sangue, ma il boss ha anche gusto estetico e lo vuole esibire. Lo sfarzo, l’opulenza.
E se fra le parole di Gomorra di Roberto Saviano si fa cenno alla villa Scarface, la cui enorme vasca viene abbattuta nell’omonimo