È sempre più diffusa (e non solo tra i giovani) la comunicazione tramite emoji. Faccine al posto di parole scritte per raccontare, esprimere emozioni, parlare. Quanto è cambiato il nostro modo di scrivere?
Chi sono i congiunti? Se lo sono chiesto tutti quanti, perché l’amore ai tempi del Coronavirus ha bisogno del vocabolario.
Tornare a scrivere in corsivo, a mano, riprendendo gusto per una grafia che racconta chi siamo e cosa vogliamo comunicare: un bene per tutti. Ecco perché non dovremmo mai smettere di scrivere a mano.
Climaticida, che contribuisce allo sconvolgimento del clima sulla Terra. Questi e altri neologismi dell’Ecobolario raccontano il mondo che cambia. E l’emergenza climatica che non accenna a placarsi.
Emergenza climatica, upcycling, plastic footprint, flight shaming, global warming, climate strike. Le parole dell’anno 2019 non nascondono più che i cambiamenti climatici sono in atto. E raccontano di un anno di grandi battaglie.
A cosa servono le parole? E a cosa servono le parole italiane dimenticate e perdute? Salvarle (e salvare i libri) è il primo passo per combattere la cultura dell’odio e la comunicazione ostile.
Anche il dizionario discrimina e va contro la parità di genere. Dovremmo usare le parole giuste in ogni contesto.
Laura Boldrini aveva lanciato la grammatica di genere. Che oggi pare più che mai indispensabile per parlare del Campionato mondiale di calcio femminile 2019. E di parità di genere, non solo nel mondo del calcio.
Cosa significa essere resilienti? Un’attitudine che ha origini lontane. Per una parola tutta italiana che deriva dal latino.
L’italiano è una lingua morta? L’evoluzione della lingua deriva anche da un’evoluzione della società.