La realtà virtuale soddisfa la voglia di teletrasporto. Cosa c’entra con le botteghe artigiane?

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Monia Donati
Monia Donati
Giornalista pubblicista, esperta in comunicazione e marketing, curiosa del mondo.
Tempo di lettura stimato: 3 minuti

L’innovazione si combina con l’artigianalità. La realtà virtuale entra nelle botteghe.
Per creare un modo nuovo di vedere le cose e trasformare l’arte in un racconto che usa linguaggi moderni, ma capaci di esprimere maestranze antiche.
Un modo di traghettare il visitatore in una realtà, virtuale appunto, che fa apprezzare la forza narrativa della tecnologia, cogliendo i valori di quanto più lontano probabilmente c’è da essa: l’artigianato.
La macchina contro l’uomo. O, forse meglio, la macchina che incontra e racconta l’uomo. E il suo saper fare.

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Il progetto si chiama 360° storytelling.
Alla base, o meglio al codice, l’informatico e innovatore Massimiliano Cammillucci, che spazia fra progetti di comunicazione digitale, realtà aumentata e realtà virtuale.
Nel portfolio di 360° storytelling ci sono video-racconti di botteghe artigiane del territorio marchigiano: il lavoro di Olivia Monteforte, artigiana e designer di scarpe su misura, la cui narrazione, realizzata in partnership con il progetto MarcheCraft di Federico Brocani, ha rappresentato assieme ad altre start-up innovative la Regione Marche a SMAU Milano 2018 e 2019 e a Restart-Up Berlino 2019.
Poi la storia delle cartiere di Fabriano, con una visita in virtual reality anche alle cartiere Miliani, aperte in occasione della Annual Conference UNESCO tenutasi a Fabriano.

Massimiliano, cosa c’entrano l’artigianato e la manifattura con la realtà virtuale ed aumentata?

Sono due ambiti che apparentemente non c’entrano nulla.
Il mio interesse parte proprio da questo presupposto: che siano molto distanti; le tecniche antiche di lavorazione della materia da un lato e l’immateriale della tecnologia dall’altro. È un approccio interessante per il marketing, per la sua modalità provocatoria di sperimentare innovazione.
La manifattura ha bisogno di essere digitalizzata, specie nei piccoli contesti di paese, dove le botteghe hanno difficoltà ad uscire fuori.

Il lavoro artigianale ha un futuro?

Lo credo fortemente. L’industria andrà verso la robotizzazione. Il lavoro ripetitivo è ambito delle macchine. L’artigianato artistico resterà come espressione del design, la parte sentimentale. L’uomo che fa, fabbrica arte.
Gli artigiani sono molto interessati alle nuove tecnologie, perché sperimentano di continuo per trovare metodologie nuove da applicare al loro lavoro.
Sono persone creative, sono i cosiddetti maker, con grande sensibilità alla tecnologia e un potenziale gigantesco. Hanno bisogno di strumenti. Bisogna rendere le nuove tecnologie accessibili.

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