Facciamo un decalogo delle frasi fatte più inflazionate e da evitare sul tema disabilità?
È dura sceglierne dieci! Il nostro decalogo potrebbe essere questo:
– “Poverino!”
Un classico. Non si premurano nemmeno di dirlo a bassa voce per non farsi sentire.
– “Hai avuto un incidente o sei nato così?”
Perché girare con una carrozzina per alcuni è un invito a chiedere la storia medica di una persona.
– “Lui cosa vuole da bere?” [detto da un cameriere]
Fa il paio con il cameriere che non porta il menù, perché si sa che le persone disabili non sanno leggere il menù né decidere per sé.
– “Che bravo che sei ad uscire!”
Non abbiamo capito bene cosa significa. Ci fanno i complimenti perché non siamo reclusi in casa?
– “Sei da solo? Non c’è nessuno con te?”
No, sono scappato da mia madre e mi sono perso.
– “È bello vedere persone come te che vanno a ballare!”
Sssì. È bello vedere anche te!
– “Amore! Tesoro! Piccolo/a! Cucciolo/a!” [inserire pat pat sulla testa]
Ehm.. Come dirtelo? C’è una cerchia ristretta di persone che mi possono chiamare così, e… non ne fai parte.
– “Il mio vicino di casa è in carrozzina. Lo conosci?”
No, non ci riuniamo in club segreti di persone disabili dove ci conosciamo tutti. Specialmente se abitiamo in due città diverse.
– “Hai fatto l’università? Ah, che grande che sei!”
Guarda, non ci vuole una forza d’animo particolare. Certo, avere l’università accessibile e l’assistenza aiuta.
– “Voi disabili siete un esempio per tutti noi!”
Urca, che responsabilità. E pensare che io sto solo facendo la spesa e comprando patatine e schifezze varie!
Elena, anno ‘95, e Maria Chiara, anno ‘91, sono le acute, ironiche, graffianti, combattive penne del blog wittywheels. Sono due donne che amano viaggiare. Tre anni vissuti a Londra e poi viaggi in Europa, Italia, Tunisia. Anche se spesso bisogna fare una pianificazione puntigliosa, a causa delle barriere architettoniche. Sono sorelle. E sono disabili.
Elena cito da un tuo profondo e intelligente articolo: “La discriminazione per il fatto che sono disabile è più forte e a volte oscura la discriminazione per il fatto che sono donna”.
Parliamo di inclusione e parità di genere. Tu come la vedi?
In Italia siamo ancora un paese molto maschilista (e razzista e omofobo). In ogni caso l’abilismo (la discriminazione e lo stigma verso le persone disabili) è ancora più forte e pervasivo del sessismo, anche perché la sua stessa esistenza è quasi sconosciuta.
Aggiungo sempre citandoti: “Nessuno vuole decidere del mio apparato riproduttivo; qualcuno pensa che il mio apparato riproduttivo non esista”.
Era un riferimento a certi ambienti femministi in cui ancora la disabilità non viene inclusa nell’approccio intersezionale, tanto che ad esempio nei discorsi sui diritti riproduttivi le persone disabili spesso non sono contemplate: si dà per scontato che non abbiano figli, le apparecchiature per gli esami ginecologici e per la mammografia spesso non sono accessibili, non si parla del fatto che i genitori disabili quando non hanno abbastanza assistenza devono fare sacrifici affinché i bisogni dei propri figli siano soddisfatti, eccetera.
Ma la frase in realtà è un po’ imprecisa: la situazione a livello più generale è ancora più preoccupante.
C’è chi ha voluto e vuole decidere eccome sui corpi delle persone disabili. Ci sono state campagne di sterilizzazione forzata in vari paesi, ci sono casi di isterectomie involontarie ancora oggi, esiste l’Ashley Treatment (rimozione dei caratteri sessuali delle persone disabili per arrestare la crescita e rendere più facile il lavoro dei caregiver). Insomma, ci sono varie tendenze eugenetiche: in questo caso in pratica qualcuno vuole decidere sul nostro apparato riproduttivo nel senso che vorrebbe che non esista.
Siete interessate alle tematiche ambientali e alle mobilitazioni dei giovani di #fridaysforfuture per contrastare i cambiamenti climatici?
Sì, pensiamo che siano mobilitazioni molto importanti perché sono proteste nate dal basso con degli obiettivi e delle proposte concrete per uno dei problemi maggiori della nostra epoca.
Fa ben sperare in una nuova generazione più attiva, capace di organizzarsi e protestare e di partecipare alla politica anche grazie alle possibilità offerte dal passaparola online.
Tra l’altro, non si sottolinea spesso che il loro volto, Greta Thunberg, ha l’