Esame di Maturità: ha ancora senso oggi?

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Patrizia Chimera
Patrizia Chimera
Giornalista pubblicista di attualità e lifestyle. Spirito zen, curiosità innata, ama sempre mettere tutto in discussione
Tempo di lettura stimato: 4 minuti

L’esame di licenza elementare, quello che i bambini hanno sempre fatto nell’ultimo anno di scuola primaria, è stato abolito nel 2004.
Alle scuole medie ormai non si boccia quasi più. Solo quando non se ne può proprio fare a meno. E gli esami finali diventano solo un pro forma.
Anche l’esame di Maturità, che chiude il ciclo di scuola superiore, è praticamente inutile. Se si viene ammessi, difficilmente si viene bocciati.

E allora, ha ancora senso oggi che i ragazzi affrontino l’esame di stato concepito in questo modo?

Esame di Maturità
Photo by William Navarro on Unsplash

Maturità 2019: la vera prova è l’ammissione.

Perché una volta ammessi la bocciatura è un evento raro.
Ormai è un rito, una pura formalità. Come ci dicono i dati della Maturità 2018, quando gli studenti promossi all’esame di stato hanno raggiunto quota 99,6%. Ed è record.

I docenti interni alle scuole fanno già una scelta importante prima. Portando agli esami solo coloro che saranno in grado di superarlo. Per evitare bocciature. Gli altri rimangono indietro. Nel 2018 gli studenti non ammessi alla Maturità sono stati 4 su 100. Il tasso di bocciatura è 10 volte superiore a quello degli esami di Maturità.
Senza dimenticare che con la nuova Maturità 2019 è stato previsto che gli studenti possano arrivare di fronte alla commissione d’esame con un’insufficienza.

La Legge 425 del 10 dicembre 1997 ne svela le finalità:

l’analisi e la verifica della preparazione di ciascun candidato in relazione agli obiettivi generali e specifici propri di ciascun indirizzo di studi; essi si sostengono al termine del corso di studi della scuola secondaria superiore e, per gli istituti professionali e per gli istituti d’arte, al termine dei corsi integrativi.

esame di stato
Photo by Philippe Bout on Unsplash

Maturità: com’era e com’è.

Da quando è stata istituita la Riforma Gentile nel 1923, la Maturità è cambiata tante volte. Forse troppe. E si è snaturata. All’inizio era un vero e proprio esame di sbarramento, con quattro prove scritte e un orale su tutte le materie dell’intero corso di studi, non solo dell’ultimo anno. Solo i migliori potevano superarlo.
Chissà cosa ne penserebbe oggi il creatore, vedendo che il tasso di studenti promossi rasenta il 100%.

Una pausa forzata durante la guerra, poi nel 1952 viene ripristinata la Maturità di Gentile, con limitazione dei programmi ai due anni precedenti all’ultimo.
Nel 1969 vengono ridotte le materie, arrivando a due per il colloquio, una scelta dal candidato. E solo due prove scritte.

Da maturità ad esame di stato.

La grande riforma di Luigi Berlinguer del 1997  trasforma la maturità in esame di stato. Una questione puramente formale. Viene introdotta la terza prova scritta e colloquio su tutte le materie dell’ultimo anno.
Da allora piccoli cambiamenti fino alla maturità 2019, quando le prove da tre ritornano nuovamente a due, dicendo addio al quizzone. Oggi si può accedere anche se si ha un’insufficienza.

L’esame di stato è stato per anni l’incubo degli adolescenti. Che diventati grandi ancora lo sognano svegliandosi sudati