DPCM ottobre 2020, parte seconda: cosa cambia in Italia e le regole nel resto del mondo

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Patrizia Chimera
Patrizia Chimera
Giornalista pubblicista di attualità e lifestyle. Spirito zen, curiosità innata, ama sempre mettere tutto in discussione
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A distanza di meno di una settimana dal precedente DPCM di ottobre 2020, Giuseppe Conte è riapparso a “reti unificate” nella serata di domenica 18 ottobre per illustrare le nuove direttive volte a prevenire i contagi.
Cosa cambia in sostanza per l’Italia? E quali sono le differenze con le iniziative prese nel resto del mondo?

didattica a distanza
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DPCM del 18 ottobre 2020, cambia poco in Italia

Rispetto all’ultimo DPCM svelato dal governo Conte poco meno di una settimana fa, cambia poco. Ma ci sono alcuni sostanziali aggiustamenti volti a limitare i contagi. La priorità va alla scuola e a fare in modo che non si debba ricorrere a breve a un nuovo lockdown generalizzato. L’economia in Italia potrebbe non reggere in questo caso.

La scuola prima di tutto

Giuseppe Conte ha sottolineato che le scuole continueranno in presenza e saranno la priorità del governo. I ragazzi delle superiori potranno continuare con la didattica a distanza alternata a quella in presenza. E magari con orari di entrata e di uscita scaglionati per evitare assembramenti sui mezzi di trasporto pubblico. Le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado possono adottare forme flessibili per la didattica. Le norme entreranno in vigore da mercoledì 21 ottobre.
Per le università, si prevede un’organizzazione analoga tra lezioni in presenza e a distanza, da valutarsi in base all’evoluzione del quadro pandemico locale. Sospese temporaneamente le prove pratiche di guida nelle scuola guida.

Palestre e attività sportiva

Il nuovo DPCM non chiude all’attività sportiva. All’aperto si potrà fare rispettando la distanza di sicurezza. Mentre sono vietati gli sport di contatto a livello amatoriale e le gare dilettantistiche in ambito provinciale. Per chi pratica attività sportive di questo tipo, si potranno continuare gli allenamenti a livello individuale o in squadra evitando il contatto. A livello regionale e nazionale via libera a partite e gare sportive per i professionisti e i dilettanti.
Palestre e piscine possono rimanere aperte. Ma le strutture hanno una settimana di tempo per poter garantire che i protocolli di sicurezza siano rispettati. Perché, come ha ricordato Conte, ci sono ancora luoghi dove non sono garantite le misure per la sicurezza di chi le frequenta.

Ristorazione

Bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie potranno rimanere aperti dalle 5 alle 24 con consumo esclusivo al tavolo e un massimo di sei persone per tavolo. Chiusura anticipata alle 18 se non è previsto il consumo al tavolo. La ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme già in vigore sarà sempre consentita, fino alle ore 24. I ristoratori dovranno esporre all’ingresso del locale un cartello riportante il numero massimo di persone ammesse contemporaneamente secondo i protocolli previsti. Rimarranno sempre aperti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande che si trovano in aree di servizio e rifornimento carburante nelle autostrade.

Spettacolo, sale giochi e scommesse, sagre, fiere, congressi e riunioni

Cinema e teatri restano aperti con un numero massimo di 1000 spettatori per spettacoli all’aperto e 200 per spettacoli al chiuso per singola sala. Le attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo continuano con orario dalle 8 alle 21.
Vietate, invece, sagre e fiere di comunità, restano consentite le manifestazioni di carattere nazionale e internazionale. Sospese anche le attività convegnistiche o congressuali, ad eccezione di quelle che si svolgono con modalità a distanza.

Ai sindaci spetta l’ultima parola

Per quello che riguarda movida e assembramenti, il governo dà ai sindaci la responsabilità di tenere controllata la situazione. I primi cittadini potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si possono creare situazioni non controllabili (consentiti accesso e deflusso ad abitazioni private e agli esercizi commerciali aperti). Per l’ANCI si tratta di uno scaricabarile. Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci, ha poi posto un altro problema: «Se chiudiamo una piazza e l’assembramento si sposta in quella accanto, dobbiamo chiudere tutte le piazze in cui i ragazzi si sposteranno?».