Cittadinanza ai minori stranieri: lo Ius Scholae e la richiesta dei pediatri italiani

In evidenza

Patrizia Chimera
Patrizia Chimera
Giornalista pubblicista di attualità e lifestyle. Spirito zen, curiosità innata, ama sempre mettere tutto in discussione
Tempo di lettura stimato: 2 minuti
Ius Scholae
Foto de Road Ahead en Unsplash

La notizia della cittadinanza italiana a Khaby Lame ha fatto il giro del mondo. Oggi, finalmente, l’influencer senegalese cresciuto in Italia (a Chivasso, in provincia di Torino), è un cittadino italiano. A 22 anni ha ottenuto quello che ha sempre desiderato. E quello che desiderano migliaia di minori stranieri, nati e cresciuti nel nostro paese, che hanno frequentato le nostre scuole, che sognano in italiano e a volte parlano anche i dialetti e che immaginano il futuro nel nostro paese. Perché a loro non viene concesso lo stesso diritto? Una legge sullo Ius Scholae potrebbe rendere reale questo sogno per tutti. E fare in modo che anche l’Italia possa diventare un paese più giusto.

Cos’è lo Ius Scholae?

Già in passato abbiamo parlato dello Ius soli e dello Ius culturae, per assicurare ai minori stranieri in Italia il diritto ad ottenere la cittadinanza nel paese dove sono cresciuti e dove stanno costruendo il proprio futuro.

A queste due proposte, spesso naufragate, si aggiunge oggi quella dello Ius Scholae, una vera e propria opportunità per poterci finalmente definire come un paese moderno, che ha a cuore i diritti di tutti. Si tratta di un testo di riforma sulla cittadinanza, per riconoscere i diritti di bambini, bambine, ragazzi e ragazzi che sono cresciuti in Italia. La proposta prevede la possibilità per i minori stranieri nati in Italia o arrivati nel nostro paese entro i 12 anni di età di ottenere la cittadinanza italiana su richiesta italiana, se hanno risieduto legalmente e senza interruzioni nel nostro paese, frequentando per almeno 5 anni uno o più cicli scolastici.

Cittadinanza ai minori stranieri
Foto de Piron Guillaume en Unsplash

Tanti ragazzi in attesa di cittadinanza in Italia

Nel nostro paese più di un milione di persone sono in attesa di ottenere la cittadinanza. La maggior parte di loro sono ragazzi.

Secondo la Rete per la Riforma della Cittadinanza, in Italia erano erano 877mila gli alunni con cittadinanza non italiana iscritti all’anno scolastico 2019/2020, quasi 20mila in più rispetto all’anno scolastico precedente. Rappresentano il 10,3% del totale degli iscritti nelle scuole italiane, poco più della metà concentrati nel primo ciclo di istruzione. I nati in Italia tra questi studenti sono aumentati, raggiungendo il 65,4% del totale (ISMU, 2022 elaborazione dati Ministero Istruzione).

minori stranieri
Foto de note thanun en Unsplash

La richiesta della Società Italiana di Pediatria

La proposta di una nuova legge sulla cittadinanza per i minori stranieri, chiamata ius scholae, è appoggiata anche dal parere positivo della Società Italiana di Pediatria. Oggi, infatti, si diventa italiani seguendo le regole della Legge 91 del 1992, che prevede lo ius sanguinis, il diritto di cittadinanza dalla nascita per chi è figlio di uno o due genitori cittadini italiani. Anche chi non ha un genitore ed è stato trovato in Italia acquisisce il diritto alla cittadinanza, così come i figli di genitori apolidi. Tutti gli altri, devono aspettare la maggiore età e risiedere in Italia in modo ininterrotto, presentando domanda entro un anno dal compimento del diciottesimo compleanno.

Secondo i pediatri italiani, una precoce acquisizione della cittadinanza per i minori stranieri favorirebbe la loro integrazione. I ragazzi senza cittadinanza godono di diritti fondamentali, legati alla salute e all’istruzione, ma non di altri, come il diritto al voto, a partecipare a concorsi pubblici, ad andare all’estero per motivi di studio, di lavoro e a partecipare a competizioni sportive internazionali. A differenza dei compagni italiani con cui sono cresciuti, che parlano la loro stessa lingua, che hanno i loro stessi sogni e le loro stesse passioni. Una situazione di precarietà che potrebbe essere facilmente superata concedendo la cittadinanza a tutti, come avviene anche in altri paesi europei.