C’è un’isola di plastica grande come il Texas nell’Oceano Pacifico dove vanno ad accumularsi tutti i rifiuti plastici che vengono dispersi nei mari del mondo. Le correnti trascinano questi residui, andando a creare delle vere e proprie “piattaforme di immondizia”, che sono un pericolo per il pianeta e per ogni specie vivente. Purtroppo molti animali marini (e non solo loro) sono a rischio, perché ingeriscono pezzi di plastica o rimangono impigliati in imballaggi o altri rifiuti.
C’è una no profit olandese, The Ocean Cleanup, che da tempo non solo cerca di sensibilizzare le persone a prestare la massima attenzione. Ma agisce anche in modo concreto per liberare i nostri mari e i nostri oceani dalla plastica. Recentemente, proprio nel Great Pacific Garbage Patch (che tradotto letteralmente in italiano significa “grande chiazza di immondizia nel Pacifico), che si trova nel North Pacific Ocean, gli attivisti del gruppo senza fini di lucro originario dell’Olanda hanno provveduto a recuperare 200 tonnellate di rifiuti. Ma il lavoro da fare è ancora tantissimo!
Cos’è il Great Pacific Garbage Patch
Il Great Pacific Garbage Patch è una raccolta di detriti marini che si trova nell’Oceano Pacifito settentrionale. I rifiuti plastici e di altri materiali finisco nei mari, nei grandi specchi d’acqua, negli oceani e, in seguito all’azione delle correnti marine, possono raggrupparsi come in questo caso. Il Great Pacific Garbage Patch, conosciuto anche come vortice dei rifiuti del Pacifico, è diviso in due parti, delimitate proprio dal vortice subtropicale del Pacifico settentrionale.
Si estende dalla costa occidentale del Nord America al Giappone ed è composto dal Garbage Patch occidentale, vicino al Giappone, e dal Garbage Patch orientale, tra gli stati americani delle Hawaii e della California. Le aree di detriti rotanti sono collegate da una zona di convergenza subtropicale del Pacifico settentrionale, che si trova a poche centinaia di chilometri a nord dalle isole Hawaii. Nella zona di convervenza l’acqua calda del Pacifico meridionale si scontra con quella fredda dell’Artico, spostando i detriti da una parte all’altra.
Questo vortice di rifiuti e di detriti di plastica scomposti in piccole particelle è fornato da quattro correnti che ruotano in senso orario attorno a un’area di 20 milioni di chilometri quadrati. Le correnti sono la corrente della California, la corrente equatoriale settentrionale, la corrente di Kuroshio e la corrente del Pacifico settentrionale. La maggior parte dei detriti presenti non è biodegradabile. Di fatto la chiazza di spazzatura sembra proprio una grande isola di rifiuti galleggiante sull’oceano.
Da dove arrivano i rifiuti plastici?
È anche stato possibile identificare il Paese di origine dei detriti:
- 34% da Giappone
- 32% dalla Cina
- 10% dalla Corea del Sud
- 6% dagli Stati Uniti d’America
- 6% da Taiwan
- 5% dal Canada
Il lavoro di Ocean CleanUp per recuperare tutti i rifiuti
Ocean Cleanup è un’organizzazione olandese che ha deciso di risolvere una volta per tutte lo scandalo Great Pacific Garbage Patch (Gpgp), la grande isola di plastica composta dai rifiuti prodotti dalle attività umane e che è grande quanto il Texas. Alla vigilia di Pasqua gli attivisti hanno deciso di iniziare a ripulire quella zona. Non è assolutamente facile: ci vogliono tempo, sforzi immani, fatica, strumentazione adeguata. Ma questo non significa che sia impossibile. Proprio in questi giorni l’associazione no profit ha annunciato di aver recuperato già 200 tonnellate di rifiuti di plastica.
Tante le donazioni che privati cittadini o grandi aziende hanno fatto all’organizzazione per permettere di mettere a punto il nuovo sistema 003, in grado di catturare con i suoi lunghi e grandi bracci più tonnellate di rifiuti, arrivando fino a un miglio e mezzo.
Il progetto è stato lanciato su iniziativa dell’inventore olandese Boyan Slat, che ha ideato un sistema che si compone di un meccanismo galleggiante a forma di U, intorno al quale le navi navigano, per prelevare la plastica dall’acqua e portarla sulla terraferma. Il Sistema 02 aveva ali profonde tre metri, mentre il Sistema 03 raggiunge i quattro metri di profondità, per una raccolta più importante. E l’ideatore continua ad apportare migliorie con il suo team, per essere sempre più efficiente.
Bojan Slat, Ceo e fondatore di Ocean Cleanup, ha annunciato che, usando dati di correnti e venti per stimare i volumi di plastica e indirizzare le navi di cattura, l’intera zona potrà essere ripulita in un decennio. Bisognerà poi capire cosa farne di tutta quella plastica recuperata.
Entro il 2040 rimuovere non meno del 90% dei rifiuti negli oceani
L’obiettivo ambizioso che l’organizzazione olandese si è posta all’inizio del suo lavoro era quello di rimuovere almeno il 90% dei rifiuti presenti negli oceani entro il 2040. Iniziando proprio da quella grande vergogna che è la più conosciuta isola di plastica grande come il Texas che si trova nell’Oceano Pacifico. Anche perché forse non tutti sanno che le isole vergognose come questa sono almeno cinque, sparse per il mondo (e ce n’è una anche in Italia).